Lunedì 23 maggio alle ore 18.00
Giacomo Russo Spena e Steven Forti
presentano
"Ada Colau. La città in comune"
(edizioni Alegre)
A conversare con gli autori, Giacomo Russo Spena, giornalista di MicroMega, e Steven Forti, ricercatore presso l'Istituto di Storia Contemporanea di Lisbona, i candidati di Coalizione Civica Federico Martelloni e Gianmarco De Pieri , interverrà Giuseppe Caccia della Fondazione Rosa Luxemberg
“Siamo un modello in costruzione, una scommessa per tutta la mia
generazione che ancora non avevamo vissuto. Credo che il municipalismo
sia la chiave per un cambiamento democratico in profondità dal basso
verso l’alto. Con tutta l’umiltà e senza massimalismo abbiamo deciso di
democratizzare un sistema e il miglior luogo per cominciare era questo:
il luogo della vita quotidiana e della prossimità”, Ada Colau, da
occupante di case a sindaca di Barcellona.
Quella di Ada Colau, classe 1974, occupante di case divenuta sindaca di
Barcellona, è la storia di un'alternativa possibile nel governo delle
grandi città europee travolte dalla crisi.
Attivista del movimento No Global nei primi anni Duemila, diviene leader
riconosciuta nella sua città fondando la Pah (Piattaforma delle vittime
dei mutui), movimento sociale apartitico che dal 2011 s'intreccia con
gli Indignados e si oppone agli sfratti con picchetti e trattative con
le banche.
Il libro racconta come da quell'esperienza di movimento sia stato
possibile arrivare al governo della città in un percorso distinto dai
partiti, compreso l'alleato Podemos, seppur di "confluenza" con essi. Da
qui nasce Barcelona en Comú, realtà che ha saputo capitalizzare al
meglio la crisi del sistema politico spagnolo portando al governo le
virtù e i limiti dei movimenti sociali.
Gli autori raccontano i suoi primi mesi da sindaca, le esperienze
virtuose, la rete con le altre "città ribelli" spagnole, i legami con
chi ragiona di un Plan B in Europa, ma anche gli errori e la dialettica
con gli stessi movimenti da cui proviene.
Se è sbagliato parlare di modello, la città catalana è però uno
straordinario esempio che va oltre lo stesso "neomunicipalismo"
impostosi nei primi anni Duemila sulla scia di Porto Alegre: in gioco
non ci sono semplicemente le procedure formali di consultazione dei
cittadini ma il cosa, come e chi decide. Un tentativo di radicale
reinvenzione della democrazia pur non senza contraddizioni e rischi di
normalizzazione.
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